
71 – L’allarme della American University: non si leggeranno più libri
L’allarme della American University: non si leggeranno più libri.
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La linguista Naomi S. Baron, professoressa emerita alla American University, dice che gli studenti non leggono più perché preferiscono riassunti generati da macchine. Era già successo coi libricini gialli che riassumevano i classici, direte voi. No. Qui la questione è molto diversa. Con l’AI non si saltano solo pagine, si salta l’intero processo cognitivo. Non serve nemmeno confrontare due romanzi o interpretare un personaggio: lo fa la macchina. A te resta solo l’illusione di aver letto.
I numeri raccontano il disastro. Negli Stati Uniti i ragazzini che leggevano per piacere erano il 53% negli anni ’80, oggi sono scesi al 14%. In Inghilterra solo un terzo degli under 18 apre un libro nel tempo libero. In Corea del Sud nel 1994 l’87% degli adulti leggeva almeno un libro all’anno, oggi meno della metà. La tendenza è globale e in caduta libera.
La state vedendo anche voi o è una mia impressione?
Con servizi come BooksAI o BookAI.chat, leggere non è più richiesto. Devi preparare un confronto tra Huck Finn e Holden Caulfield? Un tempo almeno un riassunto lo dovevi leggere, ora l’AI ti fa pure il confronto critico e ti suggerisce le domande da portare in classe. Il percorso personale, il dubbio, la scoperta, spariti.
Baron lo definisce “cognitive offloading”: affidiamo alla macchina il pensiero che dovremmo fare noi. Studi già mostrano che scrivere con l’AI riduce l’attività cerebrale e cambia il modo in cui il cervello si connette. Se vale anche per la lettura, ci stiamo scavando da soli un buco cognitivo.
Il punto non è solo culturale, è umano. Senza leggere davvero perdiamo la capacità di interpretare, di elaborare, di crescere attraverso le storie degli altri. Ci lasciamo ingannare dalla scorciatoia dell’efficienza, ma alla fine restiamo più poveri. Non di tempo: di pensiero.
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