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Ecco le news di oggi sul mondo del tech. 02.04.2025

I ricercatori del Dartmouth College hanno sviluppato Therabot, un chatbot terapeutico basato sull’AI che promette risultati simili a quelli di una terapia con veri specialisti.
Dicono che dopo appena otto settimane, i partecipanti al test hanno registrato cali di depressione del 51%, ansia del 31% e rischi legati ai disturbi alimentari del 19%. Risultati straordinari, ottenuti in metà tempo rispetto alle tradizionali sedute con terapeuti in carne e ossa.
Ma calma con gli entusiasmi. Un’app non può ancora sostituire completamente il supporto umano, specialmente quando parliamo di problemi mentali gravi.

Apple è ora ai ferri corti con SpaceX.
Sembra che Elon Musk non gradisca la mossa di Apple verso il satellite e abbia chiesto di rallentare il piano di Cupertino per la sua rete cellulare satellitare.
Restando in casa Musk, c’è Neuralink che nel 2025 testerà il suo rivoluzionario chip cerebrale Blindsight direttamente sugli umani.
L’obiettivo?
Restituire la vista ai ciechi, bypassando addirittura il nervo ottico.
Al momento siamo a livelli grafici “stile Atari anni ’80”, ma Musk promette che presto vedremo addirittura meglio degli esseri umani, con capacità da supereroi, come distinguere gli ultravioletti e gli infrarossi. Ma comunque tanta roba.

Google si aggiorna e lancia il Pixel 9a con Battery Health Assistance, una funzione pensata per far durare più a lungo le batterie degli smartphone. Mossa astuta per distogliere l’attenzione dal vero problema: le batterie che si usurano sempre troppo presto. Google, forse è ora di lavorare sulla batteria invece che sull’AI che ci dice gentilmente come usarla.

Ma il futuro energetico potrebbe arrivare dalla Cina, che ha deciso di costruire la prima centrale ibrida fusione-fissione del mondo, puntando a produrre energia pulita in modo continuativo entro fine decennio.
Mentre noi discutiamo su come diminuire di mezzo grado la temperatura del termosifone, altrove progettano impianti rivoluzionari.
Un po’ imbarazzante, vero?

Nel mondo del tech, intanto, Isomorphic Labs, spin-off di Google DeepMind, raccoglie ben 600 milioni di dollari per potenziare il suo motore AI dedicato alla scoperta di farmaci.
Finalmente un’applicazione concreta e utile per l’AI che non sia soltanto marketing o fumo negli occhi.

Substack invece ha deciso di sfidare TikTok, introducendo un feed video scorrevole.
Ora anche le newsletter puntano sui video virali: sarà interessante vedere se chi legge approfondimenti lunghi avrà davvero voglia di guardare brevi video di balletti e ricette veloci.
È davvero questa la strada che vogliamo prendere?

E Tinder non resta a guardare, lanciando un gioco per testare le capacità di flirt degli utenti con chatbot AI. Quindi, dopo aver passato ore a cercare un partner reale invano, ora possiamo perdere altro tempo a flirtare con un’intelligenza artificiale.
Una perfetta metafora della solitudine digitale.
Che delirio.

Meno divertente invece quello che è successo a Xiaomi, con le sue azioni crollate dopo l’incidente mortale causato da un suo veicolo elettrico a guida assistita.
Forse sarebbe bene che tutti smettessero di usare gli utenti come cavie per testare auto che si guidano da sole, almeno finché non ci sarà certezza della loro sicurezza.

Nel frattempo, Nokia si è messa d’accordo con Amazon sulla disputa sui brevetti per lo streaming.
Tutto risolto con un compromesso?
Probabile, del resto nel digitale spesso non si va in tribunale, ma si preferisce un accordo sottobanco pur di evitare figuracce pubbliche.
E Blue Origin, la compagnia spaziale di Bezos, ci riprova e prepara il lancio del suo mega-razzo New Glenn, promettendo che i problemi che ne hanno causato il fallimento sono stati risolti.
Speriamo, perché finora Bezos nello spazio ha ottenuto più meme che risultati concreti.

E per chiudere con il botto, OpenAI raccoglie 40 miliardi da SoftBank, raggiungendo una valutazione astronomica di 300 miliardi di dollari.
Numeri da capogiro che testimoniano quanto ormai il vero potere sia nelle mani delle grandi aziende tecnologiche e non certo delle istituzioni.

Ma attenzione: se non impariamo a governare seriamente questa rivoluzione, saranno loro a governare noi.

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