Un CEO che si prende un altro CEO per fare da CEO sotto di lui. È un paradosso perfetto. Sembra una barzelletta da Silicon Valley, e invece è successo davvero. Altman resta lì, col titolo in mano. Ma intanto passa tutte le leve operative a Fidji Simo. Una che, per capirci, ha guidato Instacart, è cresciuta in Facebook, ed è nel board di OpenAI da un anno. Insomma, non proprio una comparsa.
È un’operazione chirurgica. Altman si tiene la faccia, il potere strategico, le PR con i governi e la narrazione sulla sicurezza. Ma la macchina, quella che fattura, quella che scala, quella che comanda… la guida lei. È come se avesse detto: “io faccio l’oracolo, tu guida il carro”. Un ribaltamento elegante, silenzioso, ma potentissimo.
Simo diventa CEO delle Applicazioni. Un titolo mai visto, ma con un peso enorme: da questo momento CFO, COO e CPO rispondono a lei. Non ad Altman. E lui? Scrive su X che potrà dedicarsi alla “ricerca, al computing e alla safety”. Ma se togli soldi, prodotto e operazioni, cosa resta? Forse proprio questo era il piano: sparire senza uscire. Comandare senza firmare.
Il tempismo non è casuale. Dopo il licenziamento lampo del 2023, rientrato in 48 ore. Dopo le polemiche con Musk e la retromarcia sull’idea di diventare for-profit. Ora si riparte, ma con una nuova architettura. Più blindata, più opaca, più scalabile.
E se l’intelligenza artificiale deve cambiare il mondo, conviene capire bene chi tiene in mano il timone. Perché, da oggi, non è più solo Sam Altman.