Tamay Besiroglu ha appena tolto il filtro.
La nuova startup che ha co-fondato si chiama Mechanize, e l’obiettivo è uno solo: automatizzare tutto il lavoro umano. Tutto. Nessuna eccezione.
L’idea è quella di creare ambienti virtuali realistici dove addestrare agenti intelligenti in grado di sostituirci. Non per rispondere a due email o prenotare un volo. Per gestire progetti, coordinare team, affrontare imprevisti. Tutto ciò che fino a ieri pensavamo riservato al pensiero umano.
Si parte dai lavori da scrivania, ma il traguardo dichiarato è il lavoro in sé. Qualunque lavoro.
Dietro ci sono investitori pesanti, come Jeff Dean e Nat Friedman, e un mercato stimato in 60.000 miliardi di dollari. Il sogno di chi vede l’AI come motore economico assoluto. Il problema? È tutto vero. E fa paura.
Besiroglu, tra l’altro, è anche co-fondatore di Epoch, un centro di ricerca che dovrebbe occuparsi di impatti a lungo termine dell’intelligenza artificiale.
E quindi la domanda è inevitabile: può un ricercatore che studia i rischi dell’AI essere anche il creatore di un sistema pensato per sostituire ogni lavoratore umano?
È come se chi studia il cambiamento climatico investisse in centrali a carbone.
Eppure non è l’unico.
Sempre più team di ricerca stanno abbracciando apertamente l’idea che ogni lavoro sia automatizzabile. Basta non dirlo troppo forte, così nessuno si spaventa. Stavolta, invece, è stato detto.
Senza filtri, senza giri di parole.
Noi siamo pronti?
Perché questa volta, il cambiamento non arriva piano piano.
Arriva tutto insieme.
Today we’re announcing Mechanize, a startup focused on developing virtual work environments, benchmarks, and training data that will enable the full automation of the economy.
— Mechanize (@MechanizeWork) April 17, 2025
We will achieve this by creating simulated environments and evaluations that capture the full scope of…