Sam Altman non si ferma. Dopo aver messo le mani sul futuro dell’intelligenza artificiale, adesso vuole prenderci… per gli occhi. Letteralmente.
La sua azienda Tools for Humanity ha appena lanciato negli Stati Uniti Worldcoin, il sistema di identità biometrica basato sulla scansione dell’iride. Sei città coinvolte: Atlanta, Austin, Los Angeles, Miami, Nashville e San Francisco. Nei nuovi negozi, dall’estetica molto Apple, ci si può far scansionare l’occhio da un dispositivo grande quanto un pallone da basket, chiamato Orb, per ricevere una World ID.
L’idea è questa: usare l’iride come impronta digitale per dimostrare che siamo umani. In un mondo dove AI e bot si moltiplicano a velocità folle, ci serve un certificato di umanità. E secondo loro, dev’essere globale, irreversibile e… registrato su blockchain. Una volta scansionato l’occhio, ci viene assegnato un codice univoco, l’IrisCode, che diventa la nostra identità nel progetto Worldcoin. Nel 2026 arriverà anche l’Orb Mini, versione portatile con app annessa, per scalare il sistema ovunque.
E qui le cose iniziano a farsi ancora più grosse. L’azienda sta collaborando con Visa per una carta di debito con marchio Worldcoin e con Match Group per testare il riconoscimento dell’età su Tinder in Giappone. Quindi non si parla più solo di sicurezza digitale, ma anche di soldi e relazioni. Tutto parte da uno sguardo.
Ma mentre loro sognano un mondo “più sicuro”, cresce il numero di chi si chiede: a che prezzo? I dati biometrici non sono come una password che possiamo cambiare. Se qualcosa va storto, non possiamo sostituire i nostri occhi. Non è solo una questione tecnica, ma anche etica e politica. Chi controlla questi dati? Chi decide come usarli? E soprattutto: vogliamo davvero entrare in un sistema globale dove la nostra identità è legata a un dispositivo creato da una singola azienda privata?
I numeri sono già enormi: oltre 12 milioni di occhi scansionati nel mondo. Ma ora che lo sbarco è negli Stati Uniti, la partita si fa seria. Perché da qui passa il futuro dei sistemi di identità digitale. Un futuro che, se non stiamo attenti, rischia di guardarci dentro più di quanto siamo pronti ad accettare.