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Sam Altman ha detto che il mondo non è pronto per i robot umanoidi.

Sam Altman ha detto che il mondo non è pronto per i robot umanoidi. Non perché non siano utili, ma perché stanno arrivando troppo in fretta.

È come se avessimo appena iniziato a capire cosa può fare l’intelligenza artificiale nei software, e già ci ritroviamo con corpi fisici pronti a muoversi nel mondo reale. Non nei laboratori, ma nelle nostre case, nei magazzini, nei cantieri. Altman lo sa bene, visto che è uno dei principali investitori in Figure AI, una delle aziende più avanti nello sviluppo di questi robot, insieme a Nvidia e Microsoft.

Il punto è che non stiamo parlando di macchine specializzate. Ma di umanoidi capaci di imparare compiti generici, parlare, osservare e adattarsi. Mezzi lavoratori, mezzi assistenti, potenzialmente presenti ovunque. E in un contesto dove milioni di persone sono già in bilico sul futuro del lavoro, è difficile non pensare a cosa succederà quando le aziende inizieranno a sostituire esseri umani con questi esseri sintetici.

Non basta più preoccuparsi del software che ci scrive le email. Ora c’è anche il corpo. Altman ha ragione: non siamo pronti. Ma non per i motivi che pensiamo. Non è solo questione di sicurezza o di regolamenti. È che nessuno ci ha spiegato cosa comporta davvero convivere con una presenza simile. Nessuno ci ha preparato al fatto che un robot con un viso ci guarderà negli occhi mentre ci dice che può fare meglio il nostro lavoro.

È con quale etica lo farà con la nostra? Io con EthicsProfile sto già pensando alla personalizzazione dei valori, affinché agiscano come agirebbe singolarmente ognuno di noi.

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