Reskilling: apprendere cose nuove per nuove mansioni.
Bisogna coltivare le nostre competenze digitali ed essere disposti ad impararne di nuove, e per farlo non c’è che un modo: tornare a studiare e poi farlo in continuazione, si chiama apprendimento continuo. Entro il 2025, dice un recente report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, un lavoratore su due avrà bisogno di reskilling.
Significa che dovrà apprendere nuove competenze per poter svolgere compiti diversi da quelli che svolgeva prima nella sua azienda o nell’organizzazione in cui lavora. Il reskilling è molto urgente. Uno studio McKinsey afferma che, entro il 2030, 375 milioni di persone nel mondo dovranno cambiare categoria professionale (più di uno su 10). Tra le principali ragioni, ovviamente, c’è l’avvento del digitale, che ormai è protagonista della nostra vita professionale e lavorativa in tutti i modi possibili (uso di piattaforme, applicazioni, programmi). Senza contare l’impatto che avrà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale: man mano che verrà utilizzata, più di 120 milioni di lavoratori nei 12 Paesi con le economie più ricche al mondo dovranno imparare cose diverse.
Saranno le aziende a doversi preoccupare di formare il personale. Per loro sarà fondamentale: non possono tenersi lavoratori che non sono al passo con i tempi. Ma è una grande opportunità anche per i dipendenti. All’inizio, in molti, c’è resistenza al cambiamento. Ma dobbiamo capire che non si può tornare indietro, all’era pre-digitale: se non siamo disposti a cambiare, e se rifiutiamo di evolverci professionalmente accettando mansioni e ruoli diversi, resteremo indietro. E il nostro vecchio posto di lavoro potrebbe essere a rischio.
Bisogna coltivare le nostre competenze digitali ed essere disposti ad impararne di nuove, e per farlo non c’è che un modo: tornare a studiare e poi farlo in continuazione, si chiama apprendimento continuo.
