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Lettera aperta a Luciana Littizzetto

Cara Luciana,

ho visto il tuo commento sull’Esercito Italiano e ci tenevo a darti qualche informazione che probabilmente non hai.

Devi sapere che, per quanto possa sembrarti incredibile, l’Esercito Italiano ha una storia di innovazione. Si distingue per una serie di cose rispetto al resto del mondo.

Innanzitutto, la tecnologia. Oggi i nostri soldati non sono solo uomini e donne addestrati, ma unità iper-connesse grazie al Sistema Soldato: visori avanzati, comunicazioni criptate, sensori biometrici e sistemi di puntamento di ultima generazione. Un kit che trasforma ogni militare in un centro operativo mobile, dove i dati sono altrettanto importanti della forza fisica.

Poi c’è Forza NEC, una rete digitale che permette alle unità di comunicare in tempo reale, condividere informazioni strategiche e coordinarsi come un’unica entità. Parliamo di un sistema all’avanguardia, adottato solo da pochissimi eserciti al mondo.

O il Centauro II, un cacciacarri blindato che non ha nulla da invidiare ai mezzi corazzati più avanzati. Dotato di sensori all’infrarosso, sistemi di protezione attiva contro missili e una mobilità impressionante, è un piccolo mostro di tecnologia che ci pone tra i leader nel settore dei mezzi corazzati.

E poi i droni, sempre più presenti nei nostri reparti. Parliamo di sciami autonomi, capaci di operare in squadra per la ricognizione e il supporto tattico. E se pensi che l’Italia sia solo fanteria e mezzi terrestri, c’è la Cavour, la nostra portaerei. Uno dei pochissimi Paesi al mondo a poterne schierare una, permettendoci di operare globalmente con caccia navali di ultima generazione.

Ma l’Esercito Italiano non è solo macchine e tecnologia. È fatto di persone straordinarie, che nella storia hanno compiuto imprese incredibili. Come nella battaglia di Eluet El Asel, in Nordafrica, dove le nostre truppe ribaltarono l’attacco britannico con una resistenza feroce. O nella battaglia di Cheren, dove, nonostante la netta inferiorità numerica, inflissero così tante perdite agli inglesi da rallentarne l’avanzata per settimane.

A Bir el Gobi, un pugno di carristi e fanti italiani fermò l’avanzata alleata nel deserto libico, dimostrando una tenacia fuori dal comune. E poi Takrouna, in Tunisia: una roccaforte praticamente indifendibile, dove un manipolo di bersaglieri italiani resistette fino all’ultimo metro, casa per casa.

E che dire di Giarabub? Un piccolo avamposto italiano che resistette per mesi all’assedio delle forze australiane, diventando un simbolo di resistenza. O la battaglia di Culqualber, dove i nostri soldati combatterono fino all’ultimo, opponendosi a un esercito enormemente superiore.

L’Esercito Italiano non è solo quello che si pensa di sapere. È un laboratorio di eccellenza, strategia e innovazione.

E ora che lo sai, sono sicuro converrai con me che valga la pena raccontarlo un po’ di più.

Un abbraccio

Marco Camisani Calzolari

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