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Nel mondo del lavoro servono 2 milioni di italiani con competenze digitali

Nel mondo del lavoro servono 2 milioni di italiani con competenze digitali.

Entro 4 anni saranno richieste competenze digitali a poco più di due milioni di occupati, dice uno studio di Unioncamere. Un dato importante per un Paese che vuole contrastare la disoccupazione, un dato essenziale per tutti coloro che stanno cercando lavoro, l’hanno perso e vogliono rimettersi in gioco, o stanno seguendo un percorso di formazione.

C’è “fame” di profili tecnici: nel 48,1% dei casi serviranno persone con un diploma tecnico-professionale, ma le aziende faticheranno a reperirli. Oltre ai laureati in medicina e a quelli in discipline economico-statistiche, sarà difficile ingaggiare laureati in discipline Stem (Scienze, tecnologia, ingegneria, matematica).

È chiaro che, sin da piccoli, i nostri figli dovrebbero essere incoraggiati a studiare queste materie, ovviamente se interessati e predisposti. È chiaro che l’offerta formativa di scuole e università dovrà essere sempre più allineata con questo scenario. È chiaro che, prima di tutto, servono, ai figli come ai padri (e alle figlie, e alle madri), le competenze digitali. Ma cosa sono esattamente?

La loro stessa definizione è in continua evoluzione, così come evolve ogni anno la tecnologia digitale. Nel 2006 un documento del Parlamento europeo le definiva “il saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione”.

Con il tempo è emerso un quadro articolato relativo a requisiti e aree tematiche: ci torneremo sopra con ulteriori approfondimenti. Quello che possiamo ribadire è che occorre coltivare queste competenze, sia per la propria crescita personale e professionale, sia per la crescita complessiva della nazione.

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