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Bruxelles ha aperto la porta a una revisione completa dell’AI Act

Bruxelles ha aperto la porta a una revisione completa dell’AI Act, meno di un anno dopo la sua entrata in vigore.

Io dico subito che è un delirio, una follia, una scelta impropria.

Dimostra l’incapacità di rendersi conto di dove sta andando il digitale e la tecnologia.
Le regole stabilite dall’AI Act sono sacre al momento e ci sta ben poco da toccare.
Quello che serve sono investimenti, non revisioni continue.

Quando a fine 2023 Parlamento e Consiglio hanno siglato l’accordo, Ursula von der Leyen aveva definito quel testo “un momento storico”.
Poi la nuova amministrazione statunitense ha invitato l’Europa a essere più morbida sulle norme, mentre i dazi imprevisti scuotono l’economia.

Il 9 aprile la Commissione ha presentato una strategia per snellire gli oneri amministrativi, semplificare gli iter di notifica e tagliare alcuni obblighi di reportistica.
Henna Virkkunen ha assicurato che gli obiettivi principali restano intatti, ma che si stanno valutando tagli ai requisiti più gravosi.

La Commissione raccoglierà i pareri dell’industria laddove l’incertezza normativa frena sviluppo e adozione dell’AI.

“Niente è escluso”, ha confermato un alto funzionario durante il briefing con i giornalisti.

Nel frattempo i gruppi di lobbying del Big Tech hanno salutato la mossa.
La CCIA l’ha definita “solo il primo passo” e ha chiesto maggior ambizione.
OpenAI ha mandato il suo top lobbyist a Bruxelles per spingere su regole “semplici e prevedibili”.
John Collison di Stripe ha messo in guardia: l’industria dell’AI è ancora agli inizi e servirebbe più tempo per valutare gli effetti.

Io so quanto ho lavorato nelle task force a cui ho partecipato, quanto ho costruito dossier e analizzato scenari per mesi.
Ripartire da zero vanificherebbe tutto quel lavoro di squadra.

Serve un approccio calibrato.
Non cancellare, ma affinare.
Individuare i punti critici e proporre emendamenti mirati.

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