Gli umani battono l’AI. Ma costano 40 volte di più!
Una ricerca appena pubblicata su arXiv il 7 agosto 2025 ha messo a confronto moderatori umani e modelli multimodali di ultima generazione come Gemini, GPT e Llama, per capire chi garantisce davvero la brand safety. Lo studio porta la firma di un gruppo di ricercatori specializzati in analisi dei media e sicurezza dei contenuti, legati a Zefr Inc., azienda americana che lavora con i giganti della pubblicità digitale per evitare che un marchio finisca accanto a contenuti tossici.
Il verdetto non lascia spazio a dubbi: gli umani vincono. Riconoscono meglio i casi borderline, capiscono l’ironia, leggono il contesto culturale, distinguono la satira dall’odio. Le AI, anche le più avanzate, sbagliano proprio dove serve più attenzione. Nei casi ambigui, la macchina può far passare ciò che non dovrebbe o bloccare ciò che non è un problema.
Ma la qualità ha un prezzo. E non piccolo: quasi 40 volte di più rispetto a un sistema automatizzato. Per un’azienda, la tentazione di ridurre i costi e affidarsi all’AI è enorme. Il problema è che il risparmio può trasformarsi in un boomerang: basta un singolo errore per scatenare una crisi di reputazione, con danni economici e di immagine ben più alti della spesa che si voleva evitare.
La risposta non è scegliere tra uomo e AI, ma usarli insieme. La macchina per filtrare il grosso, l’umano per i casi delicati. Perché proteggere un brand non è un lavoro meccanico: è un esercizio quotidiano di giudizio. E quel giudizio, oggi, appartiene ancora alle persone.
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