Occhio perché parliamo di AI ma in Europa ci dimentichiamo le basi.
Non basta avere i chip, ci serve l’energia per farli andare. E non basta l’energia, servono anche le persone per costruire e mantenere tutto l’impianto che ci sta dietro.
L’intelligenza artificiale non gira da sola: ha fame di corrente, e la corrente non arriva per magia.
Google lo ha capito prima di molti. Non sta solo spingendo sull’AI, ma sta cercando di risolvere il vero collo di bottiglia: l’infrastruttura elettrica americana. Il nuovo piano “Powering a New Era of American Innovation” mette sul tavolo 15 proposte per generazione di energia, modernizzazione della rete e soprattutto formazione di nuovi lavoratori.
Perché oggi ci mancano 130.000 elettricisti qualificati solo per reggere la corsa dell’AI. Google vuole colmare questo vuoto. Sta finanziando direttamente l’Electrical Training Alliance per aggiornare i corsi di formazione con strumenti AI, con l’obiettivo di aumentare del 70% la forza lavoro entro il 2030. In pratica, 100.000 lavoratori verranno aggiornati e altri 30.000 formati da zero.
Non è beneficenza. È strategia. Chi vorrà dominare la corsa all’AI non potrà contare solo su modelli e server, ma su impianti elettrici pronti e su persone formate per mantenerli. E mentre la Cina accelera sulle sue centrali e infrastrutture, gli Stati Uniti rischiano di rimanere al buio se non mettono mano subito al sistema.
Google ha capito che l’elettricità è il nuovo petrolio. E che, senza elettricisti, nemmeno l’AI potrà salvarci.
















