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43 – Pecore elettriche #DecisioniArtificiali #MCC

Pecore elettriche, Mercer e intelligenze artificiali: il futuro è già qui

Chi vuole capire dove stiamo andando dovrebbe rileggere un libro scritto nel 1968, che oggi sembra più attuale di molti saggi pubblicati la settimana scorsa.

Sto parlando di Do Androids Dream of Electric Sheep? di Philip K. Dick, tradotto in italiano con Il cacciatore di androidi o Ma gli androidi sognano pecore elettriche?. È il romanzo da cui è stato tratto Blade Runner, ma il consiglio è di leggere il libro, non vedere il film: il romanzo va molto più a fondo. È filosofico, disturbante, profetico.

Dick immaginava un mondo in cui i robot umanoidi sono talmente avanzati da sembrare persone vere. La loro intelligenza è altissima. E perfino la loro empatia è simulata, con gesti, parole, sguardi. Ma rimane una recita. Una finzione. Una copia vuota del sentimento autentico.

Vi ricorda qualcosa?

Oggi abbiamo intelligenze artificiali che parlano, disegnano, cantano, consolano, fanno da terapeute o da partner virtuali. Che ti dicono “mi dispiace per quello che stai passando”, anche se non provano nulla. Eppure, sono credibili. Alcune persone si affezionano davvero. Per solitudine. Per bisogno. Per umanità.

Ecco il punto: l’umanità. Quella vera.

Nel romanzo, uno dei simboli più forti è la pecora elettrica. Chi non può permettersi un animale vero, ne compra uno artificiale. Lo cura, lo mostra agli altri. Ma sogna una pecora vera, o magari un cane. Non perché serva a qualcosa, ma perché l’affetto autentico non ha sostituti.

Un altro elemento centrale del libro è il Mercerismo, una religione collettiva in cui, attraverso un dispositivo chiamato Empathy Box, le persone condividono la sofferenza di un uomo che sale una collina e viene colpito da pietre. È una simulazione, forse una truffa. Ma funziona. Unisce, consola, dà un senso. Non importa se Mercer esista davvero o no. Conta quello che rappresenta: il bisogno umano di condivisione, di connessione, di qualcosa più grande di noi.

Non è un attacco alla religione. Anzi. È un invito a capire che, al di là delle differenze di fede, esiste un bisogno profondo di spiritualità, che oggi si rischia di delegare anche quello alle macchine.

Il paradosso è che ci stiamo dirigendo esattamente nel mondo che Dick aveva descritto. Ma non ce ne accorgiamo, perché tutto ci sembra comodo, naturale, tecnologico. In realtà, stiamo già vivendo in un’epoca di empatia artificiale, affetti sintetici e spiritualità simulata.

Siamo ancora in tempo a chiederci cosa ci rende umani. A chiederci se vogliamo una pecora elettrica… o continuare a sognare un cane vero.

Leggete quel libro. Non è più fantascienza.
È un manuale per capire il presente. E il futuro che ci sta piombando addosso.

#DecisioniArtificiali #MCC

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