La Difesa sta costruendo l’AI più avanzata d’Italia. Per cui portiamola anche in ospedali e scuole!
In questo momento la Difesa italiana sta investendo molto in Intelligenza Artificiale, cybersecurity e sistemi digitali integrati. La guerra è una brutta cosa, ma se proprio la devono fare, cerchiamo di sfruttarne alcuni aspetti. Perché l’innovazione nel settore militare può diventare progresso nel mondo civile. Basta però portarcela. Seguitemi sino alla fine che vi spiego.
I conflitti oggi passano dalle reti, dallo spazio, dai dati. Essere dipendenti solo da altri Paesi sarebbe un problema serio di sicurezza nazionale.
Parliamo di nuove strutture dedicate alla sicurezza cibernetica, con migliaia di esperti che proteggono infrastrutture critiche, istituzioni, servizi essenziali. E parliamo di sistemi d’arma sempre più digitali, capaci di collegare sensori, radar, piattaforme navali, aeree e terrestri, coordinati da software che usano l’AI per capire in tempo reale cosa sta succedendo.
Il punto importante è che queste tecnologie sono naturalmente “dual use”: funzionano sia per la difesa sia per la vita civile.
Il tipo di architettura software che orchestra un sistema di difesa aerea può tenere insieme i macchinari di un grande ospedale. Lo stesso modello di AI che ottimizza risorse in uno scenario di crisi può aiutare la protezione civile a gestire un’alluvione o un incendio.
Qui negli Stati Uniti è già successo molte volte. Il GPS nasce per scopi militari, oggi è su ogni smartphone. Internet nasce come rete militare di sicurezza, oggi regge l’economia globale. Questo avviene quando la politica e l’industria decidono che una parte della ricerca per la difesa deve diventare infrastruttura civile.
L’Italia oggi ha la stessa occasione. Se investiamo miliardi in piattaforme digitali per la difesa, possiamo progettarle fin dall’inizio con una doppia vita. Significa, per esempio, pensare moduli di software e di AI riutilizzabili in sanità, scuola, giustizia, pubblica amministrazione. Significa usare standard aperti, in modo che quel “cervello” possa un giorno parlare con i sistemi delle regioni, degli ospedali, dei ministeri.
Immaginiamo un sistema di comando e controllo che integra i flussi di centinaia di sensori militari. La stessa logica potrebbe coordinare pronto soccorso, sale operatorie, diagnostica e logistica in un grande ospedale, riducendo attese, sprechi, errori.
Oppure una piattaforma nata per addestrare migliaia di militari all’uso di nuove tecnologie potrebbe diventare una grande scuola digitale nazionale per docenti e studenti, con percorsi su sicurezza online e uso responsabile dell’AI.
Per farlo serve mettere allo stesso tavolo Difesa, Salute, Istruzione, Giustizia, Innovazione digitale e chiedere, progetto per progetto, quale parte di quella tecnologia può generare valore diretto per i cittadini. Qui in America esistono programmi che fanno proprio questo lavoro di “traduzione” dalle tecnologie di difesa ai servizi civili. Possiamo ispirarci a quel modello.
Ogni euro speso in Intelligenza Artificiale e sistemi integrati per la difesa può diventare anche un pezzo di nuova infrastruttura digitale per ospedali, scuole e uffici pubblici. Se la potenza di calcolo che difende lo spazio aereo aiuterà anche un pronto soccorso a funzionare meglio o un comune a essere più efficiente, la sicurezza nazionale sarà visibile nella vita quotidiana di famiglie e imprese. Ed è qui che vale la pena concentrare la discussione.
#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario
















