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99 – Scuola e AI: la nuova analfabetizzazione digitale

Scuola e AI: la nuova analfabetizzazione digitale

L’intelligenza artificiale che corregge i compiti non è fantascienza, è già realtà. Qui negli Stati Uniti alcune scuole usano software per dare voti agli studenti. ETS, quelli del SAT, ha fatto un test su 13.000 saggi e i risultati hanno mostrato discriminazioni: gli studenti asiatici venivano penalizzati più degli altri. Perché l’AI non capisce il contesto, non coglie l’originalità. Conta quante parole usi, come costruisci la frase, e il giudizio diventa un quiz automatico.

Nel frattempo ogni giorno c’è un nuovo caso di plagio con ChatGPT. A Boston uno studente ha perso un ricorso dopo essere stato bocciato per aver usato l’AI in un progetto. Ma il problema non è chi copia e chi controlla: il problema è la velocità della tecnologia. Le piattaforme hanno messo sul mercato strumenti potentissimi senza regole, senza pensare alla scuola, senza preparare insegnanti e studenti a gestirli.

Il punto più grave è che nasce una nuova disuguaglianza. Non tra chi ha o non ha un computer, ma tra chi sa chiedere all’AI e chi non lo sa fare. Negli Stati Uniti metà delle università non offre ancora accesso istituzionale agli strumenti generativi, e così chi ha mezzi e conoscenze impara prompt engineering, capisce bias e limiti, e parte avvantaggiato. Gli altri restano indietro, incapaci di distinguere un ragionamento da un copia-incolla. È la nuova forma di analfabetismo digitale.

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