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139 – Vibe coding, quando l’AI produce app o siti come castelli di carta

Vibe coding, quando l’AI produce app o siti come castelli di carta

All’inizio era marmellata. Poi sembrava funzionare. Scrivevi due righe, e ti costruiva un castello di carta. Poi, di colpo, di nuovo marmellata. Con gli agenti multipli, le versioni raffinate dei modelli, sembrava tutto risolto. Anche i progetti complessi partivano. Finché non usciva la prima nuova versione dell’LLM… e tutto tornava a essere inutilizzabile.

Internet si sta riempiendo di applicazioni e siti che sembrano funzionare. Fino a quando non li tocchi. Basta un cambio di versione, un comando imprevisto, una sequenza non prevista, e tutto si rompe. È come costruire su sabbia: l’AI genera codice che regge solo finché nessuno lo mette davvero alla prova. Appena lo porti nel mondo reale, in produzione, con utenti veri, magari con tanti utenti veri, collassa. Perché dietro non c’è architettura, non c’è logica robusta, solo apparente intelligenza.

È successo qualcosa di preciso: chiunque avesse un’idea poteva, in pochi giorni, trasformarla in un’app o in un sito “che sembrava funzionare”. Una droga per il mercato. Alcuni esperti vedevano subito i limiti. Altri, semplicemente programmatori alle prime armi, restavano incantati: davanti a loro qualcosa che fino al giorno prima era impossibile, ora sembrava prendere vita. Apparentemente.

Ora anche Chamath Palihapitiya e Andrej Karpathy, quello che ha coniato il termine “Vibe Coding”, stanno riconoscendo i limiti.

La domanda è semplice: è un fallimento della tecnologia o delle nostre aspettative? Ci siamo davvero illusi che bastasse “spruzzare una pozione magica” per ottenere software pronto per la produzione?

Tuttavia, il Vibe Coding resta uno strumento. E, come ogni strumento, dipende da come lo usi. Se fai fare tutto a lui, se non sai cosa succede dietro, se non sai programmare né come sono fatte le architetture, ne uscirà un disastro. Se invece sai programmare, conosci la logica e usi il Vibe Coding come acceleratore, allora puoi solidificare parte di quei castelli di carta che l’AI ti ha costruito.

Il Vibe Coding non è né buono né cattivo. È un mezzo. Conta solo quanto lo conosci, quanto lo domini, quanto lo testi davvero. Questo video serve proprio a mostrarvelo per quello che è: non un incantesimo, ma una modalità instabile che possiamo imparare a capire.

Non a caso questa serie si chiama Decisioni Artificiali. Perché alla fine, chi decide cosa costruire, dobbiamo essere ancora noi.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI

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