ARCHIVIO VIDEO

108 – Quando un robot AI viene hackerato

Quando un robot AI viene hackerato, il pericolo esce dallo schermo

Quello che è accaduto con i robot Unitree riguarda tutti noi. Guardate fino alla fine, perché i robot saranno dappertutto, anche nelle nostre case: ci aiuteranno, giocheranno col cane, con i nostri figli, faranno le pulizie, laveranno i piatti. Saranno ovunque e saranno dotati di intelligenza artificiale per imparare a fare tutti i lavori che fanno gli umani. Ma non dormiranno, non andranno in vacanza e non vorranno lo stipendio. E c’è un grande tema: la loro sicurezza.

Oggi, se ti rubano la mail, perdi dati. Se ti rubano i social, possono rovinarti la reputazione o farti perdere soldi. Ma se ti rubano un robot, il rischio diventa fisico. Qui negli Stati Uniti i robot stanno cambiando le regole. Non parliamo più solo di computer o telefoni: parliamo di macchine che si muovono, reagiscono, toccano.

La società cinese Unitree, famosa per i robot a quattro zampe e i nuovi umanoidi, ha avuto un problema enorme. Ricercatori indipendenti hanno scoperto che un semplice comando bluetooth poteva dare il pieno controllo del robot a un hacker. Bastava cifrare la parola “unitree” con una chiave pubblicata online e la macchina obbediva: camminava, eseguiva ordini, raccoglieva dati. E poteva infettare altri robot vicini via bluetooth, come una catena automatica di attacchi.

Il bug è stato corretto, ma nel frattempo i modelli Go2, B2 e G1 erano vulnerabili. E alcuni venivano già usati da aziende e persino dalla polizia britannica. Un robot di pattuglia controllato da remoto: basta quello per capire il rischio.

La responsabilità? Difficile da stabilire. Chi controlla il robot non è chi l’ha costruito né chi lo possiede: è chi entra nel sistema e decide di usarlo per fare danni. E spesso, come accade già con certi attacchi informatici, c’è chi simula di essere stato hackerato per coprire le proprie tracce.

I robot restano software che agiscono nel mondo fisico. E ogni software, prima o poi, si può violare. Questo è il punto. Non è un rischio futuro, è un rischio presente. E il tempo per mettere in sicurezza le macchine è adesso.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI

👉 informazioni su come sponsorizzare i microdocumentari: https://sponsorship.microdocumentari.com

👉 Ora che vivo a New York, stiamo definendo le settimane in cui sarò in Italia nei prossimi mesi. Chi vuole ingaggiarmi per eventi è pregato di contattare il mio team al più presto, perché stiamo finalizzando le date dei viaggi e dei giorni disponibili: [email protected]

107 – Vuoi imparare l’AI? Cerchi un corso?

Vuoi imparare l’AI? Cerchi un corso?

La prima cosa che viene in mente è sempre la stessa: “Mi serve un corso”. È normale. Di fronte a qualcosa di nuovo pensiamo subito a una classe, a un programma, a un insegnante. Ma con l’intelligenza artificiale non funziona proprio così.

L’AI non è una materia unica. È un mondo intero. E allora bisogna capire bene da dove iniziare.

Un primo problema è la lingua. In italiano corsi aggiornati e fatti bene sono pochi. La maggior parte è in inglese, perché tutta la ricerca, i paper, gli strumenti nascono lì. Non è un ostacolo insormontabile, ma bisogna esserne consapevoli: se vogliamo davvero restare al passo, un po’ di inglese serve.

Poi ci sono diversi livelli. Se l’obiettivo è capire come funzionano i modelli e come si addestrano, servono basi tecniche solide: matematica, informatica, programmazione. Non basta un corso rapido, è un percorso lungo, che richiede tempo e costanza.

Se invece interessa la logica e le implicazioni, cioè opportunità, rischi, filosofia di fondo, lì possiamo già lavorare insieme: è quello che cerco di spiegare nei miei video.

E infine c’è chi vuole solo imparare a usare i tool. Qui il consiglio è semplice: non serve un corso costoso. Perché gli strumenti cambiano ogni settimana. La cosa migliore è seguirli online, meglio su YouTube, meglio in inglese, dove arrivano prima. Anche in Italia ci sono creator validi, ma purtroppo tanti si limitano a ripetere cose vecchie o a vendere corsi.

Quindi il punto non è cercare “il corso giusto”. Il punto è chiedersi cosa vogliamo davvero dall’AI. Capire come funziona dentro? Riflettere su rischi e opportunità? Oppure imparare a usarla ogni giorno nei nostri lavori e progetti? Da quella scelta dipende il percorso.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI

✅ Questo video è offerto da: https://www.ethicsprofile.ai

👉 informazioni su come sponsorizzare i microdocumentari: [email protected]

👉 Ora che vivo a New York, stiamo definendo le settimane in cui sarò in Italia nei prossimi mesi. Chi vuole ingaggiarmi per eventi è pregato di contattare il mio team al più presto, perché stiamo finalizzando le date dei viaggi e dei giorni disponibili: [email protected]

106 – Hanno creato un social network fatto solo di bot.

Hanno creato un social network fatto solo di bot. Il risultato? Fanno danni più degli umani

✅ Questo video è offerto da: https://www.longwave.it/

Ad Amsterdam costruiscono un social senza persone. Dentro ci sono 500 bot che postano, si seguono, si ripostano, tutti basati su ChatGPT. Volevano capire una cosa semplice: se togli gli umani dai social, spariscono odio e polarizzazione? Non avete idea di cosa è successo: seguite fino alla fine, perché quello che emerge cambia come pensiamo ai social.

La risposta è… no! Anche senza persone, la rete crea da sola bolle, amplifica gli estremi e concentra tutto su pochi account. È il sistema stesso a produrre veleno. Petter Törnberg ha scoperto che non sono solo i contenuti tossici a fare danno, è la struttura della rete che li spinge in alto. Quando un post estremo prende trazione, si attiva un ciclo che lo porta in cima, il resto scompare. Qui non parliamo di “mele marce”, parliamo dell’intero cesto.

Hanno provato a “aggiustare” la piattaforma con sei interventi: feed cronologico, ridurre la viralità, nascondere follower e repost, togliere le bio, spingere punti di vista opposti. Non basta. In certi casi peggiora. Il feed cronologico, per esempio, ha fatto emergere ancora di più i contenuti estremi. Noi lo vediamo ogni giorno: la meccanica premia chi urla.

Per cui il problema è che con l’AI la cosa si fa seria. Non ci sono più solo troll in carne e ossa: ci sono macchine che generano migliaia di post polarizzanti fatti per monetizzare attenzione. La “piazza digitale” è un mito. Non l’hanno uccisa gli utenti, l’hanno uccisa le dinamiche di rete, ora accelerate dall’AI.

Noi un’idea ce la siamo fatta. Voi nei commenti diteci se pensate che i social siano recuperabili o se serve ripartire da zero. Se volete restare aggiornati su come l’AI sta riscrivendo le regole dei social, assicuratevi di aver cliccato su “Segui”.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI

👉 informazioni su come sponsorizzare i microdocumentari: [email protected]

👉 Ora che vivo a New York, stiamo definendo le settimane in cui sarò in Italia nei prossimi mesi. Chi vuole ingaggiarmi per eventi è pregato di contattare il mio team al più presto, perché stiamo finalizzando le date dei viaggi e dei giorni disponibili: [email protected]

105 – Immaginate un mondo senza negozi. Vi piace?

Immaginate un mondo senza negozi. Vi piace?

✅ Questo video è offerto da: https://www.longwave.it/

Immaginate un mondo dove ogni cosa si compra online. Sembra comodo, no? Fino a quando ti serve qualcosa subito, e scopri che puoi riceverla in un’ora solo se vivi a Manhattan. Altrove no. Altrove devi aspettare. O rinunciare.

Poi un giorno ti accorgi che il negozio sotto casa ha chiuso. E quello accanto pure. La via dove camminavi è diventata silenziosa, senza luci, senza voci, senza odore di pane o di carta stampata. È successo piano piano, mentre cliccavamo “acquista ora”.

Noi non siamo contro il digitale. Ma se c’è qualcosa da difendere oggi, sono i negozi. Perché dietro ogni bottega c’è una persona che ti conosce, che ti saluta per nome, che sa che tipo di latte prendi. C’è una chiacchiera, un sorriso, un consiglio. C’è una parte di umanità che non si può spedire in un pacco.

Comprare nei piccoli negozi è un gesto politico. Forse costa un euro in più, ma vale molto di più: vuol dire scegliere un futuro in cui possiamo ancora scendere a comprare un litro di latte, parlare con qualcuno, sentire che facciamo parte di una comunità.

Altrimenti finiamo chiusi in casa, circondati da scatole e notifiche. E quella, diciamolo, non è vita. È logistica.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI #longwave

👉 informazioni su come sponsorizzare i microdocumentari: [email protected]

👉 Ora che vivo a New York, stiamo definendo le settimane in cui sarò in Italia nei prossimi mesi. Chi vuole ingaggiarmi per eventi è pregato di contattare il mio team al più presto, perché stiamo finalizzando le date dei viaggi e dei giorni disponibili: [email protected]

104 – L’AI sta già licenziando… quelli che non usano l’AI

L’AI sta già licenziando… quelli che non usano l’AI

Qui negli Stati Uniti quasi metà dei lavoratori ha paura. Ma non di quello che l’intelligenza artificiale potrebbe fare, di quello che sta già facendo. Secondo una ricerca dell’American Staffing Association, il 47% dei lavoratori teme che l’AI possa rendere il proprio lavoro inutile. Tra i Millennial la percentuale sale al 56%. Più di uno su due: una generazione intera che ha capito perfettamente cosa sta arrivando.

E non parliamo solo di operai o magazzinieri. Parliamo di marketer, impiegati, consulenti, persone con studi e competenze. Tutti consapevoli che l’intelligenza artificiale non è una moda: è un cambio di regole. Silenzioso, ma irreversibile. Sei aziende su dieci la usano già, ma solo tre lavoratori su dieci si sentono davvero pronti. Il resto naviga a vista. E indovinate chi verrà tagliato per primo? Quelli che non la usano. Perché sono meno efficienti di chi la usa. Semplice.

Qui non si parla di “essere pronti al futuro”, si parla di sopravvivere al presente. Quando un sistema amplifica ciò che fai, in meno tempo, con meno errori e a costi più bassi, la domanda è una sola: perché dovrebbero pagare chi non lo usa?

L’AI non è un aiuto. È l’aiuto. Come il computer negli anni Ottanta, quando ha sostituito chi classificava documenti a mano. Entra in azienda, taglia i tempi, riscrive i processi, elimina intere funzioni. E lo fa senza chiedere permesso. Chi non si adatta resta fuori. Non domani. Adesso.

E se volete capire come restare dentro, assicuratevi di aver cliccato su “Segui”.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI

👉 informazioni su come sponsorizzare i microdocumentari: https://sponsorship.microdocumentari.com

👉 Ora che vivo a New York, stiamo definendo le settimane in cui sarò in Italia nei prossimi mesi. Chi vuole ingaggiarmi per eventi è pregato di contattare il mio team al più presto, perché stiamo finalizzando le date dei viaggi e dei giorni disponibili: [email protected]

103 – OpenAI ha costruito un mostro che premia le bugie

OpenAI ha costruito un mostro che premia le bugie

Il problema non è che le AI inventano. Il problema è che sono state addestrate proprio a farlo. OpenAI lo ha ammesso: i modelli vengono valutati come studenti sotto esame, e indovinare conta più che dire “non lo so”. Un errore strutturale gigantesco. Hanno premiato la bugia elegante invece dell’onestà scomoda.

Io e altri esperti lo ripetiamo da anni: quando un modello dà una risposta sicura e sbagliata, la sua utilità si azzera. E più diventano potenti, più peggiorano. Qui negli Stati Uniti lo chiamano “confident wrong”. È il difetto di design peggiore: un sistema che preferisce sembrare intelligente piuttosto che riconoscere i propri limiti.

Il paper di OpenAI è chiarissimo: bisogna ribaltare le regole del gioco. Penalizzare gli errori sicuri più dell’incertezza. Dare credito parziale a chi ammette il dubbio. In pratica: smettere di premiare la roulette delle risposte a caso e dare valore all’umiltà di dire “non so”. Per anni, invece, hanno spinto nella direzione opposta.

La realtà è che l’intera industria si è infilata in un vicolo cieco. Se le classifiche continueranno a valutare solo l’accuratezza, i modelli continueranno a indovinare per scalare i ranking. Anche GPT-5, che OpenAI assicura sbagli meno, non ha convinto nessuno. Non bastano le promesse: servono criteri nuovi, ora.

La lezione è brutale: un’AI è quello che i suoi creatori decidono di premiare. Se premi la menzogna, otterrai soltanto menzogne sempre più raffinate.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI

👉 informazioni su come sponsorizzare i microdocumentari: https://sponsorship.microdocumentari.com

👉 Ora che vivo a New York, stiamo definendo le settimane in cui sarò in Italia nei prossimi mesi. Chi vuole ingaggiarmi per eventi è pregato di contattare il mio team al più presto, perché stiamo finalizzando le date dei viaggi e dei giorni disponibili: [email protected]

102 – Truffe invisibili che ti prosciugano il conto, come non cascarci

Truffe invisibili che ti prosciugano il conto, come non cascarci

C’è la truffa del cosiddetto “social escrow” nelle vendite private online. Metti in vendita un oggetto su un marketplace e ti dicono che un servizio terzo trattiene i soldi per sicurezza. Per “completare”, però, devi versare una commissione o installare un’app che chiede permessi invasivi. Quella app può leggere notifiche o accedere ai pagamenti e alla banca.

Usa solo piattaforme che già conosci, e non installare mai app chieste da un acquirente.

E poi c’è il QR sul parchimetro, versione furtiva. Ti fermi, vedi il QR per pagare il parcheggio, lo scansioni e all’apparenza sembra tutto regolare. Spesso, però, qualcuno ha incollato sopra il QR vero un adesivo con un codice che porta a una pagina clonata per il pagamento. Inserisci i dati della carta e i soldi finiscono altrove.

Controlla sempre che il QR sia parte della macchina ufficiale, usa l’app o il sito del comune o paga con l’app della tua banca.

Seguitemi, perché nei prossimi giorni ve ne segnalerò ancora, e se vi è capitato di incrociare altre truffe fatemelo sapere nei commenti.

#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI

👉 informazioni su come sponsorizzare i microdocumentari: https://sponsorship.microdocumentari.com

👉 Ora che vivo a New York, stiamo definendo le settimane in cui sarò in Italia nei prossimi mesi. Chi vuole ingaggiarmi per eventi è pregato di contattare il mio team al più presto, perché stiamo finalizzando le date dei viaggi e dei giorni disponibili: [email protected]