L’uomo che ha immaginato il nostro presente digitale prima di tutti. E nessuno ne parla.
Alan Kay è un nome che incredibilmente pochissimi conoscono. Eppure ha innovato molto più di Steve Jobs. Seguitemi fino alla fine che vi mostro perché il digitale in cui viviamo oggi nasce soprattutto dalla sua visione, non da quella dei grandi fondatori che tutti celebrano.
Noi facciamo sempre lo stesso errore. Confondiamo chi racconta bene il futuro con chi lo ha pensato davvero. Qui negli Stati Uniti gli storici dell’informatica lo ripetono da anni: Alan Kay è il più grande innovatore dimenticato. Di lui, fuori dalle università, non sa niente quasi nessuno. Nel 1972, mentre i computer erano armadi nelle aziende, lui a Xerox PARC progettava il Dynabook, un computer personale portatile, leggero, orientato a bambini e adulti. In pratica l’antenato concettuale di tablet e laptop.
Kay non voleva uno schermo per consumare contenuti. Voleva un ambiente di pensiero. Un dispositivo che aiutasse a capire, creare, simulare. Oggi discutiamo di Intelligenza Artificiale nelle scuole e di compiti fatti dai chatbot. Lui si faceva le stesse domande cinquant’anni fa, con un obiettivo preciso: usare la tecnologia per aumentare la nostra autonomia, non per ridurla.
Poi c’è l’interfaccia. Finestre, icone, mouse, menu, metafora del desktop. Quel modo naturale di usare ogni schermo, dal computer al telefono, è nato proprio nei laboratori PARC in cui Kay era figura centrale. Apple ha trasformato quelle idee in prodotti iconici. Microsoft le ha portate nella vita di miliardi di persone. Ma la struttura mentale di quel modello nasce da lì, non dalle aziende che lo hanno commercializzato.
E infatti il confronto con Jobs è inevitabile. Jobs ha creato oggetti desiderabili. Kay ha immaginato la cornice concettuale che permette a quegli oggetti di esistere. Senza il primo niente iPhone. Senza il secondo niente computer personale come lo conosciamo.
La sua storia ci serve adesso. Viviamo in un’epoca in cui l’AI può scrivere, parlare, scegliere al posto nostro. Rischiamo di trasformare strumenti potenti in scorciatoie mentali. Kay ci avrebbe ricordato una domanda semplice: questa tecnologia ci rende più capaci o più dipendenti.
Alan Kay dimostra che chi inventa davvero il futuro spesso resta fuori dai riflettori. Ma è il suo lavoro che decide il mondo con cui conviviamo ogni giorno, clic dopo clic. Non a caso questa serie si chiama Decisioni Artificiali. Perché le decisioni importanti non vanno delegate.
#DecisioniArtificiali #MCC #Documentario #AI
















